Donnie Darko

2001

Che l’Italia sia tarda nella comprensione di certi fenomeni (evviva il Cinepattone!) è ormai una certezza e DONNIE DARKO, opera prima del regista Richard Kelly proiettato nel nostro Paese ben due anni dopo la sua prima uscita americana (2001-2004), è l’emblema di questo triste primato.

Ho scelto di scrivere di questo film per 3 (buoni) motivi: il primo è la presenza nel cast di un attore caro a noi tutti scomparso proprio qualche mese fa, Patrick Swayze (nel ruolo del guru Jim Cunningham); il secondo è la magnifica colonna sonora con brani a cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90; il terzo motivo è di carattere puramente critico e riguarda l’interpretazione del tutto non univoca e scontata della trama del film.

Donald Darko, detto Donnie, è un adolescente affetto da disturbi mentali, con precedenti di piromania e vandalismo, in cura da una psicanalista alla quale confida la presenza di un amico immaginario, un coniglio alto 1 metro e ottanta, che dopo averlo salvato da una morte tanto orrenda quanto assurda lo costringe a fare per lui cose poco legale. Questo fantomatico amico gli avrebbe inoltre svelato che la fine del mondo sarebbe arrivata di lì a poco (meno di un mese).

I fatti del film rappresentano una sciarada che culmina in un duplice omicidio: Donnie, preda di sonnambulismo, viene attirato in giardino da una voce oscura (è Frank) che gli comunica l’imminente fine del mondo, nel frattempo il motore di un aereo si schianta contro la casa dei Darko, distruggendo la camera di Donnie che naturalmente non è a letto e quindi resta illeso. Da questi due episodi simultanei prende il via una serie di vicende che si complicano sempre di più: Donnie scopre che la sua anziana e svitata vicina di casa ha scritto un libro sui viaggi nel tempo, Frank lo costringe ad allagare la scuola e ad incendiare la casa del guru Jim Cunningham (Patrick Swayze), poi s’innamora di una sua compagna di scuola, Gretchel, la notte di Halloween organizza con la sorella una festa (in casa dei genitori e a loro insaputa) durante la quale un ragazzo travestito da coniglio uccide Gretchel investendola e finendo lui stesso morto ammazzato da un colpo di pistola esploso da Donnie.

Il seguito vede Donnie disperato portare su una collina il cadavere della sua ragazza. Da lì osserva il cielo dove avvista un aereo dal quale si stacca un motore che si schianta sulla casa dei Darko uccidendo Donnie che dorme nel suo letto…28 giorni prima!

Le interpretazioni di questa storia sono state negli anni le più disparate: dal semplicistico commento che vedrebbe Donnie, alla fine del film, in preda ad una risata isterica al risveglio da un incubo che ha presagito la sua morte, a quella più articolata e credibile che vorrebbe invece Donnie prigioniero di una specie di loop temporale (sullo stesso tema qualche anno dopo – ma la proiezione in Italia è avvenuta quasi in contemporanea –esce The Butterfly Effect!!!) dal quale può liberarsi solamente col sacrificio della morte. Per “obbligarsi” a farlo, Donnie inventerebbe allora la figura di Frank che lo costringe a fare le cose che sappiamo e che permettono alla storia di prendere la strada della catastrofe.

Nonostante questa seconda chiave di lettura sia molto convincente, ha molte discrepanze con l’interpretazione suggerita dallo stesso autore, che ruota invece attorno alla filosofia dei viaggi nel tempo, la quale consiste nell’idea dell’esistenza di interruzioni temporali dalle quali si formano realtà parallele della durata di poche settimane (28 giorni, appunto)e pertanto destinate a collassare per ritornare alla realtà nello stesso istante in cui questa era stata sostituita da quella virtuale (perciò il motore dell’aereo si schianta sulla camera di Donnie uccidendolo!).

Anche questa interpretazione non è evidentemente la sola possibile, tuttavia nonostante il film faccia esplicito riferimento al mondo adolescenziale, Donnie Darko non è la classica trama imperniata sul disagio giovanile, sul primo amore, la scoperta del sesso, la perdita dell’innocenza e via discorrendo. E’ piuttosto la narrazione priva di morale o retorica del triste presagio della morte, nella sua veste di messaggera rivolta ai giovani che hanno l’obbligo di crescere e responsabilizzarsi e agli adulti cha hanno il dovere di smettere di illudersi che quando si tratta dei propri figli “va tutto bene”(cit.).

Due parole voglio spenderle, infine, per la stupenda colonna sonora. Soprattutto va applaudita la scelta di Mad World, brano del 1982 dei Tears for Fears, reinterpretato da Gary Jules appositamente per Donnie Darko.

« The dreams in which I'm dying are the best I've ever had »

« I sogni in cui sto morendo sono i migliori che io abbia mai avuto »

Alice GAROFALO

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